MATTEO BERTACCINI CON “ALFABETO GRIMM”

Oggi vi presentiamo Matteo Bertaccini.
Matteo ha illustrato:

A che età è nata la passione per il disegno e come ti sei avvicinato al mondo dell’illustrazione?

Da sempre sono stato affascinato dall’arte ma non ho sentito il bisogno di disegnare fino all’età di vent’anni circa, quando mi sono incuriosito nella lettura del libro “Disegnare con la parte destra del cervello” di Betty Edwards. A partire da questa lettura ho incominciato ad ottenere dei risultati per me inaspettati: da quel momento ho realizzato che il disegno era non solo una questione di dote ma anche di esercizio e di studio.
L’amore vero e proprio però nasce nel 2007 quando ho iniziato a leggere le graphic novel della Coconino Press e a conoscere i grandi dell’illustrazione italiana e straniera.

Come ti se avvicinato al mondo dell’illustrazione?

Nel 2007 sono venuto a contatto con le pubblicazioni della coconino press, quindi con il genere del graphic novel e con i grandi maestri del fumetto e dell’illustrazione.
Da quel momento in poi è iniziato a maturare in me un vero e proprio obiettivo verso cui dirigere il disegno, quindi rivolgendomi in prima istanza al fumetto e poi all’illustrazione.
Dal 2015 inizio a frequentare corsi di illustrazione tenuti da autori di libri per bambini. Non avevo un obiettivo preciso rispetto all’illustrazione ma più un desiderio di arricchimento dello strumento del disegno, col tempo poi sono andato alla ricerca di occasioni per crescere come disegnatore.

Qual è la tecnica che usi per le tue tavole?

Utilizzo una tecnica mista che ha come base l’acquerello e la matita.
L’acquerello mi serve per realizzare una base che va a fissare la matita con cui realizzo un disegno
piu o meno definitivo a cui sovrappongo altra matita e campiture progressive di acquerello.
A questi due strumenti di base poi aggiungo anche il carboncino e le matite colorate.

Come sei arrivata a questa scelta artistica?

Partendo dall’amore per il lavoro a matita e acquerello di M.Quarello per esempio, dal quale sono
rimasto impressionato subito dopo averlo visto. Oppure da autori come Lorenzo Mattotti.
Mi sono trovato poi a voler ottenere atmosfere e luci piu presenti ed ho utilizzato un tampone con
del carboncino polverizzato per farlo.
Un primo risultato è stato l’Alfabeto Grimm.

Descrivi il luogo in cui sei solito lavorare.

Il mio tavolo da lavoro è un’entità in continuo divenire nel senso che modifico spesso l’ordine e la
disposizione dei miei strumenti.
La stanza in cui lavoro invece è un piccolo ambiente in cui conservo libri, sassi, strumenti musicali,
carta e tanto altro.

Da dove trai ispirazione per creare i tuoi lavori?

Per quella che è la mia esperienza attuale l’approccio a un libro con un tema specifico richiede
una prima fase di documentazione e reperimento di riferimenti su tutto quello che costituisce il
mondo che dovrò andare a rappresentare. La deposizione dei segni sul foglio invece è un processo di mediazione fra quella che è l’immagine come me la sono immaginata, le caratteristiche delle opere degli autori che amo e l’imprevedibilità, cioè l’inaspettato che salta fuori al di là del tuo volere e che spesso ti suggerisce direzioni migliori di quelle che avevi elaborato razionalmente.

Ti senti soddisfatto del risultato o stai sperimentando nuovi linguaggi?

Raramente sono soddisfatto dei miei risultati.
Non sto sperimentando nuovi linguaggi ma sto cercando di portare a compimento il mio
segno.

Quali sono i tuoi desideri e progetti per il futuro?

Vorrei poter realizzare altri albi illustrati perché è solo attraverso questo esercizio che continuo a credere di poter avere lo stimolo per poter portare avanti questa evoluzione del mio segno e del mio approccio all’illustrazione.

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